Finanzareport.it | Banche italiane, profitti record e gelata del credito - Finanza Report

Gio 09 Maggio 2024 — 16:26

Banche italiane, profitti record e gelata del credito



Studio della Fondazione Fiba di First Cisl sui nove mesi 2023: gli istituti “registrano una pesante riduzione degli impieghi in controtendenza con i maggiori paesi europei”

banche italiane

Le banche italiane macinano utili ma tagliano il credito (prestiti, finanziamenti), rappresentando un’eccezione nel panorama europeo. E’ quanto emerge dall’analisi dei nove mesi 2023 della Fondazione Fiba di First Cisl.

I numeri riportati dal sindacato fanno riferimento ai risultati di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps, Bper che in aggregato hanno messo a segno un aumento dei proventi operativi del 21,8%, grazie ad una crescita del margine di interesse del 56,7% rispetto allo stesso periodo del 2022 e nonostante un leggero calo (- 2,7%) delle commissioni. Stabili i costi operativi (-0,3%), in ulteriore riduzione il costo del personale (-1,1%) e cost/income (al 42,5%).

Di qui il fortissimo aumento degli utili: +78,6% a 15,526 miliardi da 8,693 dei 9 mesi 2022.

Se si aggiungono i risultati di Popolare Sondrio, Credem e Bnl Bnp Paribas, come evidenziato in un altro studio, pubblicato da Kearney, l’aumento è del 79% a 16,585 miliardi.

Ma ci sarebbero anche Crédit Agricole Italia, l’universo del credito cooperativo e altri istituti accomunati dalla pioggia di utili favoriti dai bruschi rialzi dei tassi da parte della Bce.

Non mancano insomma ulteriori spunti per un nuovo fronte di polemica sul ruolo delle banche italiane, in un momento di difficoltà che vede famiglie e imprese fare i conti con l’inflazione e con l’impatto della stretta monetaria da parte della Banca Centrale Europea.

Nei giorni scorsi aveva fatto discutere la decisione delle banche di non pagare la tassa sugli extraprofitti desinandola a riserva, peraltro avvalendosi di tale possibilità prevista dal governo nel dispositivo di legge, mentre lo stesso Monte dei Paschi che è controllato dallo Stato non ha pagato l’imposta.

Le grandi banche hanno potuto comunque alzare o confermare i dividendi per i propri azionisti.

Ai dipendenti sono stati invece distribuiti compensi una tantum per difendersi dai rincari dell’inflazione. E’ inoltre in dirittura d’arrivo il rinnovo del contratto bancario che prevede un aumento di stipendio di 435 euro al mese per il personale.

Non si può quindi negare che in questa situazione gli unici a non sorridere siano i clienti.

Tornando all’analisi First Cisl, nonostante i brillanti risultati le prime cinque banche italiane registrano una pesante riduzione degli impieghi (-5,8% rispetto allo stesso periodo del 2022), in controtendenza con i maggiori paesi europei.

Secondo i dati Bce (al 30 giugno 2023), che si riferiscono alle banche europee significant vigilate direttamente da Francoforte, il calo degli impieghi in Italia è del 3,7%, mentre il valore medio Ue è +1,3%, in linea con quello di Spagna e Germania, mentre la Francia registra un incremento addirittura del 3,2%.

Secondo il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani “la fortissima crescita degli utili dei primi cinque gruppi bancari italiani dimostra che la richiesta economica avanzata dai sindacati unitariamente per il rinnovo del contatto nazionale dei bancari è assolutamente coerente con il contesto”. Colombani punta il dito invece contro la riduzione del credito. “L’analisi dei bilanci dei primi cinque gruppi mostra un calo preoccupante degli impieghi. I dati Bce certificano la flessione delle banche significant italiane contro un’aumento del credito delle significant europee ed in particolar modo di quelle francesi. L’andamento dell’economia italiana è però simile a quello delle principali economie europee. Ciò rende ragionevole ipotizzare che non vi siano grandi differenze nella domanda di credito di famiglie e imprese. E’ quindi necessario – conclude il sindacalista – monitorare con attenzione l’evoluzione del credito per evitare rischi di ulteriore riduzione, più che mai pericolosi in una fase di rallentamento del ciclo economico”.

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