Finanzareport.it | Ddl Capitali, rivoluzione voto maggiorato moltiplicato per 10 - Finanza Report

Sab 18 Maggio 2024 — 23:11

Ddl Capitali, rivoluzione voto maggiorato moltiplicato per 10



Si guarda ai casi di Generali, Mediobanca, Tim e Banco Bpm. La possibilità di arrivare fino a un massimo di dieci voti per azione sarà diluita nell’arco temporale di un decennio

Caltagirone mediobanca generali

Il Ddl Capitali avanza. Le società quotate e quotande potranno introdurre nei propri statuti il voto maggiorato, arrivando fino a un moltiplicatore dieci, dando quindi più poteri agli azionisti stabili. Per le aziende che decideranno di adottare questo strumento i cambiamenti saranno tuttavia graduali, secondo quanto ricostruisce oggi il quotidiano MF-Milano Finanza.

Voto maggiorato 10 volte

I diritti di voto concessi agli azionisti, quando ciò sarà previsto dallo statuto, cresceranno infatti di anno in anno, assieme alla durata dell’investimento. La possibilità di arrivare fino a un massimo di dieci voti per azione sarà quindi diluita nell’arco temporale di un decennio.

La novità è stata introdotta con un emendamento al ddl Capitali approvato ieri in commissione Finanze al Senato, dove il disegno di legge per rafforzare la competitività di Piazza Affari è in discussione.

Il meccanismo, ricorda il giornale, ricalca quanto suggerito a metà luglio in audizione davanti alla stessa commissione da Sergio Erede, storico avvocato di Leonardo Del Vecchio. Il tema della governance è reso caldo dalla battaglia in corso per il rinnovo del cda Mediobanca a fine ottobre e poi, tra un anno e mezzo, di quello delle Assicurazioni Generali dopo il braccio di ferro nell’assemblea 2022 tra lista cda e gli azionisti Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone (nella foto).

Il voto maggiorato potrebbe provocare scossoni in società come Generali, Tim o Banco Bpm. Già con un multiplo di tre potrebbe modificare radicalmente gli equilibri tra azionisti. Figurarsi per dieci, livello che comunque sarà raggiunto in due lustri, sottolinea la ricostruzione di stampa.

Lista del cda

Quanto all’istituto della lista del cda, altro nodo chiave della contesa nelle partite Mediobanca e Generali, viebe normato nel ddl Capitali con un emendamento dei relatori, approvato sempre nella seduta della commissione Finanze del Senato del 10 ottobre. Il testo approvato per normare la presentazione di liste del board uscente, al momento del rinnovo dei vertici delle quotate, è quello della riformulazione presentata dai relatori del ddl Capitali – i senatori Fausto Orsomarso di Fratelli d’Italia e Dario Damiani di Forza Italia – che ha recepito i correttivi chiesti dalla Lega, nella persona di Massimo Garavaglia, presidente della commissione Finanze a Palazzo Madama.

Nella versione definitiva è stato alleggerito il quorum necessario per presentare i candidati del cda, portato a due terzi del board, ed è saltato il super-premio per le liste di minoranza che, se avessero superato il 20% dei voti in assemblea, avrebbero avuto diritto alla metà meno uno dei consiglieri.

Le modifiche agli statuti per adottare le nuove regole dovranno essere in vigore entro la prima assemblea del 2025, anno in cui si rinnova, tra gli altri, il consiglio d’amministrazione di Generali. Questa mattina, intanto il ddl Capitali conclude il suo iter in commissione, prima di andare in Aula a Palazzo Madama per terminare prima lettura.

Sul tavolo l’unico emendamento presentato dal governo: una delega all’esecutivo stesso per riformare il Testo unico della finanza (Tuf), risalente al 1998.

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