Finanzareport.it | Ubi-Intesa Sanpaolo, antitrust boccia accordo con Bper - Finanza Report

Ven 29 Marzo 2024 — 09:13

Ubi-Intesa Sanpaolo, antitrust boccia accordo con Bper



Prime rivelazioni sull’istruttoria, l’autorità mette nel mirino in particolare tre regioni

intesa sanpaolo ubi

(Articolo aggiornato dopo la chiusura di Borsa) – Se Intesa Sanpaolo ha ricevuto nei giorni scorsi il via libera Bce all’ops su Ubi Banca, l’antitrust si conferma la vera spina nel fianco per l’operazione difesa a spada tratta dal ceo Carlo Messina. L’authority della concorrenza, secondo indiscrezioni di stampa, avrebbe messo nel mirino l’accordo con Bper.

Ubi-Intesa Sanpaolo, antitrust frena su accordo con Bper

Al termine della prima parte dell’istruttoria tecnica, secondo quanto scrive oggi il Messaggero, l’antitrust ritiene che l’operazione “non sia allo stato suscettibile di essere autorizzata”. L’autorità in particolare ritiene non sufficiente la vendita a Bper di 400-500 filiali come previsto dall’offerta di Intesa Sanpaolo su Ubi annunciata lo scorso 17 febbraio.

L’operazione con Bper, che vede Unipol quale primo azionista con il 20%, era stata pensata per prevenire l’insorgere di eventuali posizioni dominanti. Ma c’è il rischio, scrive appunto il giornale romano, che Intesa debba rimettere mano al perimetro del network da dismettere. Sulla questione giovedì 18 è previsto un nuovo incontro fra i manager della banca e gli esponenti dell’authority guidata da Roberto Rustichelli per “concordare le nuove misure destinate a sgombrare il terreno da ostacoli e rendere percorribile l’ops”.

Cosa dice l’antitrust

“Alla luce delle considerazioni svolte – spiega l’antitrust nelle conclusioni dell’istruttoria inviata a tutte le parti coinvolte (Intesa, Ubi, Unicredit, Cattolica, Bper, Unipol, Fondazione Monte di Lombardia) – si ritiene che l’operazione di concentrazione notificata sia idonea a produrre la costituzione e/o rafforzamento della posizione dominante di Intesa Sanpaolo in numerosi mercati come precedentemente individuati, riducendo in maniera sostanziale e durevole, la concorrenza sui mercati, in ragione di un’elevata quota di mercato e il livello di comunicazione raggiunta, accompagnate da una distanza significativa dal secondo operatore di ciascuna area e in considerazione della “capacità disciplinante” di Ubi nei confronti delle banche maggiori”.

Fusione Intesa-Ubi

“Al riguardo – viene spiegato ancora sulla potenziale fusione Intesa-Ubi – occorre considerare come non possa essere presa in considerazione per risolvere le criticità concorrenziali dell’operazione in specifici mercati e aree territoriali, il contenuto dell’accordo sottoscritto fra Intesa e Bper le cui ragioni sono la sostanziale indeterminatezza del ramo d’azienda di Ubi e le incertezze in merito alla effettiva attuazione di tale accordo e la sostanziale inefficacia di tale accordo rispetto alle criticità riscontrate in altre aree territoriali italiane diverse dalle province del Nord-Ovest su cui parimenti le quote post-merger delle parti risultano di indubbia rilevanza, con specifico riferimento alle regioni Marche, Calabria e Abruzzo“.

Dagli accertamenti emerge che sarebbero almeno 700 i “mercati” della raccolta, impieghi alle famiglie e impieghi alle pmi dove ci sarebbe una posizione dominante.

Azionisti di Ubi

Fra le novità emerse nelle ultime ore, sempre secondo il Messaggero, ce ne sono altre destinate a mantenere alta la tensione tra Intesa Sanpaolo e Ubi Banca, con quest’ultima che ha fatto anche ricorso in Tribunale per svincolarsi dalle mire della prima banca italiana.

Si guarda in particolare all’azionariato di Ubi Banca, come sollecitato dalla stessa Intesa alla Consob, e alla Parvus asset management, società londinese fondata dal ceo Edoardo Luigi Mercadante apparsa di recente con l’8,6% della banca lombarda (partecipazione che non figura negli atti dell’istruttoria).

Ok Bankitalia

Nel frattempo Intesa Sp ha incassato anche le autorizzazioni preventive della Banca d’Italia all’acquisizione indiretta di una partecipazione di controllo nelle seguenti società del gruppo Ubi Banca: Pramerica sgr (nonché di una partecipazione qualificata in Polis Fondi sgr), Ubi Leasing, Ubi Factor e Prestitalia.

Ma le attese riguardano ovviamente soprattutto le prossime mosse dell’antitrust, il cui verdetto è atteso dopo metà luglio e che in una precisazione a seguito delle indiscrezioni di stampa ha spiegato di non avere preso “alcuna decisione sulla compatibilità dell’Ops di Intesa Sanpaolo su Ubi con le regole della concorrenza”, mentre “è stata trasmessa alle imprese interessate la sola Comunicazione delle Risultanze Istruttorie, che rappresenta la valutazione preliminare degli uffici dell’Autorità in ordine alle possibili criticità”.

In Borsa i titoli coinvolti sono finiti oggi sotto pressione assieme al resto del comparto. In chiusura le azioni Intesa Sanpaolo segnano -4,62% a 1,72 euro, Ubi Banca -5,04% a 2,866 euro, meglio Bper -1,43% a 2,623 euro.

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