Stellantis, scoppia la grana Mirafiori
Redazione FR
27-11-2024 — 20:24
Dure reazioni all’annuncio di un nuovo stop alle carrozzerie dove “nasce” la 500 elettrica
Stellantis ha chiuso oggi in calo di mezzo punto percentuale, seppure in recupero dai minimi di seduta, zavorrata nuovamente dai timori legati ai dazi promessi da Trump al Messico. All’orizzonte intanto si profila una nuova grana per il gruppo automobilistico, viste le dure reazioni all’annuncio di un nuovo stop a Mirafiori, preannunciato nelle scorse settimane, sostanzialmente smentito da Stellantis, ma oggi confermato. Solo nelle ultime ore, la scarsa domanda di veicoli elettrici, nonostante la normativa Ue che impone il futuro “bando” delle auto a benzina e diesel, ha fatto ipotizzare un taglio della produzione del 20% in Francia. Nel Regno Unito Stellantis ha deciso la chiusura di uno stabilimento di furgoni a Luton.
Stellantis stoppa Mirafiori
Stellantis oggi ha comunicato ai sindacati la sospensione delle attività produttive nelle carrozzerie Mirafiori, dove “nascono” la 500 elettrica e due modelli Maserati, dal prossimo 2 dicembre al 5 gennaio. In particolare, è stato deciso lo stop dal 2 al 17 dicembre, cui seguirà la chiusura collettiva dell’impianto dal 18 dicembre al 5 gennaio, ha precisato l’azienda, frutto di un accordo siglato nelle scorse settimane in relazione alle festività di fine anno.
Stellantis ha spiegato che la decisione di fermare Mirafiori è dovuta “alla persistente situazione di incertezza nelle vendite di vetture elettriche in svariati mercati europei che rappresentano il 97% della produzione di Mirafiori e di vetture del settore del lusso in alcuni paesi extraeuropei come Cina e Stati Uniti”.
Stellantis a Mirafiori chiede cassa integrazione
“In un contesto europeo caratterizzato da una domanda in calo, sovracapacità produttiva e la necessità di riconversione indicata dalla normativa, oltre alla concorrenza asiatica, Stellantis è fermamente impegnata a garantire la continuità di tutti i suoi impianti e delle sue attività e sta lavorando duramente per gestire al meglio e traguardare questa cruciale fase della transizione verso l’adeguamento e l’adozione delle nuove piattaforme tecnologiche”.
L’azienda “continua a mettere in atto tutti gli strumenti offerti dalla normativa vigente, con l’obiettivo di ridurre il più possibile l’impatto della transizione sul fabbisogno di manodopera. Per questo è necessario assicurare anche per il prossimo anno il fondo per la cassa integrazione a cui anche Stellantis, come tutte le aziende contribuisce”, spiega la società, ribadendo che a Mirafiori, oltre alle Carrozzerie che si fermeranno, ci sono cinque stabilimenti e uffici amministrativi di varie entità, con circa 13.000 persone complessivamente, che non sono coinvolte nello stop.
Sindacati, a Mirafiori situazione è drammatica
In proposito il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, intervenendo al convegno “Energia & Europa”, ha così commentato: “Una cosa che Stellantis non ha perso nei decenni è stato chiudere in Italia, delocalizzare. Oggi hanno annunciato lo stop a Mirafiori perché l’elettrico non tira, chi l’avrebbe mai detto? La quota di mercato in Italia non arriva al 4%, o gli italiani sono stupidi o si fanno 2 conti. Solo che questi hanno preso miliardi pubblici e poi hanno diviso solo problemi”. Il vice premier ha poi attaccato l’amministratore delegato del gruppo automobilistico: “Tavares un genio, dice indietro non si torna, tanto a lui che gli frega, più chiudono più prendono buonuscite”.
In allarme i sindacati. “Come avevamo preventivato, l’utilizzo degli ammortizzatori sociali continua in modo esponenziale. Siamo di fronte a un altro lunghissimo stop produttivo della durata di un’intero mese, che pensiamo possa essere anche ulteriormente prolungato successivamente con il 2025 che si prospetta come un altro anno terribile e sarà il diciottesimo anno consecutivo in cui sono utilizzati gli ammortizzatori sociali”, hanno detto Edi Lazzi, segretario generale della Fiom Cgil di Torino, e Gianni Mannori, responsabile Fiom di Mirafiori.
Tavolo a Palazzo Chigi
Secondo Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive, “la situazione è ormai drammatica” e “mentre da un lato il governo taglia le risorse al fondo automotive, per poi chiedere all’Europa di dotarsi di un fondo per la transizione dell’auto, dall’altro lato, Stellantis continua a non dare nessuna garanzia produttiva e occupazionale e a comunicare le continue chiusure in cassa integrazione”. Di qui un appello alla premier Giorgia Meloni: “La presidente del Consiglio deve convocare le parti a Palazzo Chigi: il settore automotive rischia di sparire nel nostro Paese. Non ci fermeremo e proseguiremo fino ad auto-convocarci a Palazzo Chigi”.
Per Rocco Cutrì, segretario generale Fim-Cisl Torino e Canavese, “si verifica l’ipotesi peggiore”, perché “fatto salvo alcune giornate di chiusura collettiva concordata, i lavoratori saranno collocati in cassa integrazione straordinaria”. Il sindacalista sottolinea che “sono già in corso di programmazione degli incontri sindacali finalizzati alla proroga della copertura degli ammortizzatori sociali in scadenza con il fine di garantire tutele e reddito alle maestranze”.
Stellantis e i dazi in Messico
Stellantis intanto continua fare i conti con il potenziale impatto dei dazi annunciati negli Stati Uniti dal presidente eletto Donald Trump. In particolare, Trump ha annunciato che, una volta in carica, imporrà dazi del 25% su tutti i prodotti importati dal Messico e dal Canada e di un ulteriore 10% su quelli in arrivo dalla Cina. Per Stellantis il Messico è il primo Paese di esportazione di veicoli verso gli Stati Uniti, circa 360.000. E la situazione potrebbe essere ancora più pesante, visto che l’intenzione della società è spostare ulteriormente la produzione dagli Stati Uniti al Messico.