Poste verso vendita del 13%, valore 2 miliardi

Dopo la parziale marcia indietro del governo sulla privatizzazione di Poste, con lo Stato che manterrà una partecipazione del 51%, si rifanno i conti sulla vendita della quota pubblica.

Poste: Stato al 51%, in vendita il 13%

Nella giornata di ieri la notizia del cambio di strategia sulla vendita di una quota era stata comunicata dal Mef ai sindacati. Si attende ora un nuovo Dpcm che prevederà la possibilità per lo Stato di ridurre la partecipazione nel gruppo fino al 51% e non più al 35%.

Banca Akros (che sulle azioni
Poste Italiane conferma il giudizio buy e il prezzo obiettivo di 14,1 euro) evidenzia che dopo le modifiche al Dpcm solo una quota di circa il 13% potrebbe essere venduta, per un incasso di circa 2 mld euro al prezzo attuale del titolo. “Le tempistiche della privatizzazione non sono ancora chiare, ma riteniamo che possa iniziare già prima dell’estate e comunque entro la fine dell’anno”, commentano il broker.

La privatizzazione di Poste potrebbe aumentare la volatilità del titolo nei prossimi mesi, “anche se lo ‘sconto Ipo’ potrebbe essere inferiore a quello di altre operazioni simili”, segnalano gli analisti, poiché l’offerta dovrebbe privilegiare il retail e i dipendenti e aumentare il flottante, “consentendo anche effetti positivi sul peso dell’indice”. I fondamentali del gruppo rimangono solidi grazie ai trend macroeconomici e di mercato attesi, proseguono gli analisti, oltre a quanto illustrato nel piano industriale, tutti fattori che possono portare al miglioramento di lungo termine del risultato operativo.