Lun 29 Maggio 2023 — 09:52

Enel prepara addio alla Russia, vale 2% dell’utile



Task force al lavoro. L’obiettivo è uscire in qualche mese

enel russia

Enel prepara addio alla Russia, business che vale il 2% dell’utile. Un’uscita annunciata e obbligata quella di Enel dalla Russia, scrive oggi MF-Milano Finanza, che ricostruisce i numeri delle attività russe del colosso elettrico italiano.

A gestirne tempi e modi dell’uscita di Enel dalla Russia sarà la task force che riferisce direttamente all’ad Francesco Starace, in vista dell’assemblea degli azionisti che si terrà il 19 maggio prossimo.

L’obiettivo è uscire in qualche mese, ma la documentazione depositata aiuta a mettere a fuoco la presenza del gruppo sul mercato russo, le azioni già intraprese e tutte le questioni aperte dalla separazione in corso, compresa qualche incognita sugli asset nucleari in Slovacchia.

Nel mercato russo, Enel controlla l’ex genco pubblica Enel Russia Pjsc (56,43%), quotata alla Borsa di Mosca, Enel Green Power Rus ed Enel X Rus (partecipata indiretta di Enel al 99%). Inoltre, detiene direttamente una quota del 49,5% nella società a controllo congiunto Rusenergosbyt, che opera nella linea di Business Mercati finali. Tutte insieme, rappresentano ricavi per 564 mln di euro, appena lo 0,6% di quelli consolidati, percentuale che sale al 2% come contributo all’utile di gruppo, considerando i 64 mln del 2021.

Ci sono però le voci patrimoniali, che riguardano immobili, impianti e macchinari per 846 mln, imposte differite attive e crediti commerciali per 91 mln, e disponibilità liquide e mezzi equivalenti per altri 123 mln. Tra le passività, figurano finanziamenti per 428 mln, imposte differite passive e debiti commerciali per quasi 150 mln.

Ma se finora ci si è concentrati sulle attività detenute in Russia, ora si chiariscono anche i riflessi della crisi Mosca-Kiev sul resto del perimetro di Enel, scrive fra l’altro il giornale. Chiarito che il gruppo non ha contratti di approvvigionamento gas (pipeline e gnl), esistono però rapporti d’affari che impattano su altri asset. Per esempio, con riferimento agli impianti nucleari, in particolare i reattori 3 e 4 di Mochovce in costruzione della società a controllo congiunto Slovenske Elektrarne (33%), “sussistono correlazioni con la Russia in termini di attività tecnico-operative (fornitura del combustibile nucleare e della tecnologia)” e anche di investimenti e finanziamenti per l’esposizione debitoria di SE con la banca Sberbank (soggetta a sanzioni e al blocco dei conti correnti, ndr)”.

Dovrebbe trattarsi della quota di un prestito da 870 mln concesso a SE nel 2014 proprio per il completamento di Mochovce. Anche in Spagna, dove è presente la controllata Endesa, “oltre al contesto regolatorio, il gruppo Enel sta altresì analizzando gli effetti sugli ordini di combustibile nucleare dalla Russia”.

Oltre ai riflessi della crisi internazionale e le variabili di mercato (come tassi di cambio, tassi di interesse), Enel fa sapere di aver già avviato le analisi sulla valutazione degli impatti indiretti della guerra in Ucraina sulle attività di business, sulla situazione finanziaria e sulla performance economica nei principali Paesi dell’Eurozona in cui è presente, con particolare riferimento alla minore disponibilità di approvvigionamento di materie prime dalle aree interessate dal conflitto e all’incremento generalizzato dei prezzi delle commodity. L’attenzione è puntata anche sugli sviluppi delle contro-sanzioni previste da Mosca.

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