Banca Ifis, vede nuovi crediti deteriorati in Italia a +1,2%
Redazione FR
22-09-2023 — 15:40
Tasso di deterioramento del credito in frenata ma nuvole all’orizzonte dello scenario macro
Nuovi crediti deteriorati solo in lenta crescita nel 2023 ma nuvole all’orizzonte dello scenario macro, fra tassi record e rischio recessione. Queste le principali indicazioni “Market Watch Npl” elaborato dall’Ufficio Studi di Banca Ifis.
Il report è stato presentato in occasione della 12esima edizione del Npl Meeting, l’annuale appuntamento dedicato all’industria del credito deteriorato tenutosi oggi a Villa Erba, Cernobbio, che è stata intitolata “Step Up” (nella foto, da sinistra: il vice ministro delle Imprese e del Made in Italy, Valentino Valentini; il ceo di Banca Ifis, Frederik Geertman; e il presidente Ernesto Fürstenberg Fassio).
A fine 2023, il tasso di deterioramento del credito delle banche italiane si dovrebbe attestare all’1,2%, un livello inferiore ai minimi del periodo precedente alla crisi dei mutui subprime, afferma lo studio. Contestualmente, il lavoro dell’industria italiana degli Npl continua a favorire una migliore qualità del credito grazie al lavoro sinergico con il settore bancario che sta favorendo il risanamento dei bilanci. Negli ultimi 8 anni, l’industria italiana dei crediti deteriorati ha contribuito a generare 55 miliardi di euro di riduzione dello stock Npe, portandolo dai 361 miliardi di euro di inizio 2015 ai 306 miliardi di euro di fine 2022.
Nello stesso periodo, gli operatori specializzati nel mercato degli Npl hanno favorito il processo di de-risking degli istituti bancari italiani, prosegue il Market Watch Npl, con 352 miliardi di crediti deteriorati transati tra il 2015 e il 2022. Di questi, ben 42 miliardi sono stati ceduti nel 2022, sebbene fosse già stato raggiunto nel 2021 il target EBA del 5%, a conferma di sinergie destinate a proseguire anche nel prossimo triennio grazie al lavoro di una industry Npl strutturata.
L’analisi di Banca Ifis ha acceso i riflettori sul percorso di de-risking delle banche italiane: un percorso che non trova eguali in Europa, viene spiegato, e che ha messo il sistema finanziario nazionale nelle condizioni di generare una migliore qualità del nuovo credito, come dimostrato dall’evoluzione dell’Npe ratio. Questo è diminuito di quasi 14 punti percentuali, passando dal 17% del 2015 al 3,1% del 2022, con una ulteriore diminuzione prevista per fine 2023 quando dovrebbe attestarsi al 3%, un livello di gran lunga inferiore alla soglia del 5% definita da EBA.
Anche se le principali previsioni di scenario delineano una forte resilienza delle economie globali, sul futuro del credito italiano permane l’incognita dello scenario macro: il mix tra il prolungato periodo di tassi elevati, l’eventuale mancanza di correzione delle politiche sui tassi da parte delle banche centrali in relazione al rallentamento economico e le tensioni geopolitiche potrebbe generare nuovi flussi di crediti deteriorati.
Il Market Watch di Banca Ifis offre, inoltre, uno sguardo prospettico sul futuro dell’industria italiana degli Npl. Nel corso del 2023, si prevede che saranno completate transazioni Npe per 32 miliardi di euro, cifra che include anche circa 8 miliardi di transazioni il cui closing potrebbe essere posticipato a inizio 2024. Più in generale, nel triennio 2023-2025 si prevede che saranno portate a termine operazioni per circa 84 miliardi.
L’evoluzione del mercato sarà caratterizzata da un crescente peso del secondario, il quale arriverà a guidare circa il 50% dell’intero transato. In particolare, l’aumento dell’incidenza del mercato secondario sarà guidato dallo sviluppo delle piattaforme di vendita e dalle cessioni da parte di operatori storicamente acquisitivi, dall’interesse degli investitori per i portafogli assistiti da GACS e dall’attività di nuovi operatori. Il mercato primario, invece, sarà caratterizzato prevalentemente dal proseguo del processo di de-risking delle principali banche e dal potenziale moderato aumento dei nuovi flussi di deteriorato.
In quest’ottica, la previsione del tasso di nuovo deterioramento del credito nel triennio 2023-25 fa segnare una
sensibile riduzione, come dimostra il tasso previsto per il 2023 che dovrebbe attestarsi all’1,2%. Pur in questo
contesto di miglioramento, le banche italiane presentano un rischio prospettico superiore a quello delle banche
europee, sia nei crediti classificati in stage 2 sia in quelli forebone performing.
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