Finanzareport.it | Assicurazioni alla prova del fondo garanzia: impatto per Isp Vita, Poste, Generali, Unipol - Finanza Report

Dom 06 Ottobre 2024 — 20:52

Assicurazioni alla prova del fondo garanzia: impatto per Isp Vita, Poste, Generali, Unipol



Prime valutazioni che saranno tuttavia da rivedere sulla base dei risultati 2023

Escono le prime valutazioni su quale sarà l’impatto sulle singole compagnie di assicurazioni del nuovo Fondo di garanzia assicurativo sui rami Vita previsto dall’ultima manovra. Impatto che dalle prime analisi appare significativo e riguarda in particolare Intesa Sanpaolo Vita, Poste, Generali e Unipol oltre che la divisione italiana di Allianz.

I numeri sono riportati oggi dal quotidiano Milano Finanza, con l’avvertimento che sono necessariamente provvisori. A inizio 2024 bisognerà rifare i calcoli prendendo a riferimento i risultati del 2023 e nel frattempo anche la Legge di Bilancio, ora all’esame delle Camere, potrebbe subire qualche ritocco modificando le percentuali sui prelievi.

Dopo il caso Eurovita, che è stato risolto con un’operazione di sistema volontaria che ha visto in campo le primi cinque big del settore (Intesa Sanpaolo Vita, Poste Vita, Generali, Unipol e Allianz), il governo ha deciso del resto che anche per il comparto assicurativo c’era bisogno di un fondo di garanzia in grado di proteggere i clienti in caso di nuove difficoltà.

Per i gruppi di assicurazioni il potenziale impatto del fondo di garanzia sarà proporzionale al peso delle rispettive compagnie sul mercato.

Per Intesa Sanpaolo Vita lo sforzo complessivo potrebbe così superare gli 800 milioni, seguita da Poste Vita con 660 milioni e da Generali Italia con 300 milioni. Mentre Unipol potrebbe essere chiamata a versare 160 milioni e Allianz Italia 120 milioni. Tali impegni andranno spalmati su un arco temporale di dieci anni, fino dicembre 2033, ma in ogni caso appaiono rilevanti, viene fatto notare.

Il disegno di Legge di Bilancio prevede in particolare che il fondo abbia una “dotazione finanziaria proporzionata alle proprie passività e comunque pari ad almeno lo 0,5% dell’importo delle riserve tecniche dei rami Vita” calcolato secondo le regole di Solvency II. A livello di sistema la somma complessiva in gioco supera quindi i 3,5 miliardi considerando che alla fine del 2022 le riserve tecniche Vita complessive erano 720 miliardi di euro. Nel primo anno di applicazione i contributi dovuti dalla imprese sono pari allo 0,5 per mille delle riserve tecniche Vita.

Per Intesa Sanpaolo Vita, che a dicembre 2022, secondo il report di Solvency II, aveva riserve tecniche complessive per 168 miliardi, l’impegno iniziale sarà quindi 84 milioni circa per arrivare a 840 milioni nei dieci anni. Per Poste Vita, che a fine 2022 aveva riserve tecniche Vita per 132 miliardi, l’impegno per il primo anno sarebbe invece di circa 66 milioni per arrivare a 660 milioni nel 2033.

Segue Generali, che alla fine dello scorso anno aveva riserve tecniche Vita Solvency per 61 miliardi e che dovrebbe versare circa 30 milioni il primo anno, per arrivare a 300 milioni nel decennio, e Unipol che con 32,9 miliardi di riserve dovrebbe contribuire con 16 milioni il primo anno e 160 milioni al 2033. Mentre Allianz Italia (24,5 miliardi di riserve) contribuirebbe con 12 milioni il primo anno e con 120 milioni in totale.

Per la precisione, aggiunge la ricostruzione di stampa, queste potrebbero essere spalmante su 12 anni anziché su dieci, considerando che la norma prevede che la scadenza di dicembre 2033 possa essere prorogata “fino a un massimo di due anni con decreto del ministero dell’Economia . A questi numeri bisogna poi aggiungere l’impegno richiesto agli intermediari, primi tra tutti Poste o le banche ma anche grandi agenti e broker (che intermediario oltre 50 milioni di premi), potranno contribuire al fondo di garanzia fino a un quinto del totale, con lo 0,1 per mille dei premi intermediati in fase iniziale e con lo 0,4 per mille a regime.

Anche sulle percentuali che riguardano le compagnie, come detto, la partita non è però chiusa.

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