Welfare Terapia: l’approccio aziendale anticrisi in cui vincono tutti
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17-02-2021 — 10:43
Intervista a Riccardo Zanon, avvocato, consulente aziendale e padre della Welfare Terapia, autore del libro “Welfare terapia”, per ESTE Editore
Nei momenti di crisi economica e di difficoltà si sente spesso parlare di “welfare”. Il più delle volte si tratta di qualcosa che si vorrebbe richiedere allo Stato, una sorta di bacchetta magica che possa riportare tutti i cittadini ad uno stato di benessere.
In queste circostanze, però, la vera differenza può essere fatta dal Welfare Aziendale, in grado di andare a colmare le mancanze dell’offerta pubblica e di rispondere in modo più mirato ai bisogni dei dipendenti.
Abbiamo chiesto a Riccardo Zanon, avvocato, consulente aziendale e padre della Welfare Terapia, autore del libro “Welfare terapia”, per ESTE Editore, di spiegarci in cosa consista, perché è così efficace e quali sono gli strumenti a disposizione degli imprenditori.
Cosa intende per “Welfare Terapia”? Davvero il welfare aziendale può essere la risposta delle aziende a questa fase tanto difficile? Molti imprenditori avranno dei dubbi nell’impegnare budget su questo fronte in un periodo di incertezze, cosa potrebbe rispondere a loro?
“Con il concetto di Welfare Terapia intendo suggerire di ricorrere ad azioni di Welfare Aziendale, rivisitato in chiave di tutela dell’azienda, sia dall’attuale pericolo di contagio da covid 19, sia da altre problematiche di salute che riguardano i nostri dipendenti. In questo modo, aiuteremo l’azienda stessa ad affrontare il periodo di crisi e a migliorare la produttività e la competitività. Il Welfare Aziendale è la risposta per affrontare questa fase, e la Welfare Terapia vuole fornire agli imprenditori uno strumento alternativo che possa dare una risposta concreta alle esigenze
dell’azienda, contribuendo anche a dare ai propri collaboratori la convinzione di lavorare in un ambiente sicuro, solido e che si prenda cura delle loro esigenze. So che molti imprenditori storceranno il naso, e diranno di no a prescindere, temendo che si tratti di un investimento che potrebbe tardare a dare i suoi benefici. In realtà, vorrei dire loro che sono completamente in errore e che se non si fidano, i piani di Welfare Aziendale in ottica di Welfare Terapia possono essere creati anche con budget zero. Naturalmente i benefici saranno ridotti, o più lenti ad attuarsi”.
Ci può fare qualche esempio pratico?
“Per quanto riguarda la tutela dal covid 19, il maggiordomo aziendale è un servizio che si prende cura delle incombenze personali e familiari del personale. Ci sono varie declinazioni di questo servizio: dalla semplice disponibilità dell’azienda nel raccogliere i pacchi o le consegne di posta dei dipendenti, sino a servizi più complessi, che prevede una figura con il compito di sbrigare le commissioni che vengono richieste. In questo modo si evitano ai dipendenti occasioni di contatto, e quindi contagio, con terzi. Diminuendo il rischio che un tuo dipendente possa contagiarsi e contagiare anche i colleghi, si riduce anche la possibilità che venga compromessa la produzione o che l’azienda debba chiudere per lockdown e sostenere i costi di sanificazione, necessaria in caso vengano trovati casi positivi. Un altro strumento che può essere usato sia come tutela, sia come premialità sono le vacanze ai dipendenti, magari stringendo accordi con strutture termali, come quella di Abano Terme, tra le più grandi d’Europa, che ora sono ferme. In questo modo, tu sai dove vanno e quando, così da ridurre il rischio di contagio, loro possono godere di soggiorni di benessere e relax. E poi, oggi la vacanza è il benefit più richiesto”.
Spesso le politiche di welfare aziendale sono sviluppate da medie e grandi aziende, di norma più attente. Lei ritiene che siano invece implementabili anche dalle piccole aziende?
“A mio avviso sono più utili alle piccole e medie aziende che alle grandi. La PMI ha bilanci e risorse limitate, quindi sfruttare uno strumento che permette di premiare i propri dipendenti o creare politiche retributive a basso costo ma ad alta resa, ritengo sia qualcosa di interesse maggiore proprio per loro. A questo si aggiunge che le grandi aziende hanno maggiori capacità economiche anche per offrire retribuzioni maggiori ai propri dipendenti e quindi rendersi più attrattive. Questo la PMI non può farlo, ecco perché per queste realtà è più importante conoscere il Welfare Aziendale e creare soluzioni che possano soddisfare maggiormente i propri dipendenti e renderle più attrattive anche rispetto alle grandi aziende. L’obiettivo è attrarre i talenti migliori oltre che conservare quelli attualmente già presenti in azienda”.
Come vede il futuro del welfare aziendale in Italia nell’era post covid?
“Il Welfare Aziendale avrà un ruolo sempre maggiore nel nostro Paese. Il covid ha evidenziato un grande problema che fingevamo di non vedere: lo Stato non potrà far fronte a tutte le necessità sociali, per problemi di bilancio. Il Welfare Aziendale nasce proprio per questo, ma non è una novità di oggi, fa parte della nostra storia, ricalcando quello che accadeva in azienda fino agli anni 70. Ha funzionato molto bene in passato, perché non dovrebbe funzionare bene oggi?”
Davvero, come lei scrive nel suo libro, “nel welfare aziendale vincono tutti”? In che senso?
“Vincono prima di tutto i lavoratori perché possono usufruire di beni e/o servizi per sé o per la propria famiglia, con prestazioni anche di qualità superiore rispetto a quelli erogati dal pubblico. Vincono le aziende che possono risparmiare sul costo del lavoro e usare questa “leva fiscale e contributiva” per ottenere ulteriori risparmi di gran lunga maggiori rispetto al solo costo del lavoro. Vincono anche i cosiddetti erogatori, ovvero coloro che erogano servizi che possono rientrare nel Welfare Aziendale, come negozi, hotel, località di vacanza, località di cura, cliniche, etc. perché possono erogare servizi con un valore aggiunto superiore. Vince lo Stato, che non si dovrà più accollare il peso di alcuni servizi di rilevanza sociale”.