Calciatori e pensione: come funziona per loro?
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16-02-2023 — 07:00
I giocatori sono lavoratori subordinati a tempo determinato e devono sottostare a normative giuslavoristiche simili a quelle previste per i dipendenti di qualsiasi altro settore
Quando si pensa al calcio vengono in mente tutte le partite più emozionanti, i gol che hanno fatto sognare, gli sbagli che hanno cambiato totalmente l’esito di una gara…magari proprio dei mondiali o degli europei.
Se si allarga lo spettro, restando sempre in questo mondo sportivo, possiamo trovare articoli sulle vite private di questi famosi sportivi. Le loro ville da sogno, le auto, gli orologi… e magari anche ilgossip sulle loro storie d’amore.
Ma c’è un argomento che quasi mai viene menzionato, eppure i calciatori farebbero bene a pensarci per tempo.
Il calcio professionistico è uno sport che ti porta in poco tempo a enormi guadagni. Ma c’è un rovescio della medaglia… Si tratta di una carriera a tempo determinato!
Ebbene sì. I nostri calciatori non possono vantarsi con amici e parenti di aver raggiunto il tanto ambito posto fisso. Ok. Probabilmente guadagnano qualche spicciolo in più rispetto ad un normale dipendente d’azienda.
Ma che succede ai calciatori che ancora giovani si ritrovano già a fine carriera?
Partiamo dal presupposto legislativo, i calciatori sono lavoratori subordinati a tempo determinato e devono sottostare a normative giuslavoristiche simili a quelle previste per i dipendenti di qualsiasi altro settore.
La differenza sta nel fatto che per i calciatori non è possibile scegliere liberamente se lasciare il TFR in azienda o versarlo in un fondo pensione di categoria. Per loro è prevista per legge l’adesione ad uno specifico fondo INPS, vale a dire il Fondo Pensione Sportivi Professionisti.
La carriera di un calciatore termina intorno al compimento dei 35 anni, se consideriamo le nuove riforme, allora il diritto a ricevere la pensione si matura non prima dei 54 anni.
È facile fare due calcoli…
Bisognerebbe lavorare all’incirca 20 anni in più per avvicinarsi ad un miraggio di pensione:
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Ma cosa succede al calciatore che fino a quel momento ha fatto solamente quel mestiere?
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Potrà permettersi di vivere due decenni senza prendere uno straccio di stipendio?
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Quanto riuscirà a percepire il calciatore?
Andiamo per gradi, nel corso di questo articolo andremo a rispondere a questi ed altri interrogativi. Fischio di inizio! Si comincia.
Quanti contributi versano i calciatori?
Tutti i valori che sono percepiti dal calciatore, quindi anche bonus per la vincita di campionati, per numero presenze, per target nei gol… vanno a formare la retribuzione imponibile ai fini della contribuzione previdenziale.
Il Fondo Pensione Sportivi Professionisti è finanziato attraverso un prelievo contributivo calcolato in relazione alla retribuzione e che viene corrisposto dall’apposita squadra titolare.
Ci sarà poi una specifica aliquota che, in base alla retribuzione imponibile, il datore di lavoro e il calciatore dovranno versare a titolo di contribuzione.
Quindi entrambi gli attori sono coinvolti in questo versamento. Esistono apposite percentuali di versamento e contribuzione da considerare per togliersi tutte le curiosità sulla pensione dei calciatori.
Quando vanno in pensione gli sportivi professionisti?
Come già anticipato, in linea generale i calciatori potrebbero andare in pensione a 54 anni. Ma non si tratta di una regola applicabile nel 100% dei casi.
Si tratta pur sempre di lavoratori subordinati, quindi anch’essi dovranno rispettare le regole per la loro categoria. Ma c’è una differenza, al presentarsi di determinate condizioni, questi sportivi potranno accedere ad una pensione anticipata.
Infatti, essendo essi lavoratori subordinati, anche per loro valgono le regole previste per qualsiasi altra categoria, con la possibilità però di accedere ad una pensione anticipata in presenza di determinate condizioni:
1) Soggetti in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, dove i requisiti fondamentali sono due, vale a dire 20 anni di assicurazione dal primo contributo versato al Fondo e avere almeno 54 anni di età.
2) Soggetti privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 con primo accredito contributivo a decorrere dall’1 gennaio 1996. In questo caso le condizioni da rispettare sono le seguenti:
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64 anni di età anagrafica;
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20 anni di assicurazione e di contribuzione;
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importo di pensione non inferiore a 1.288,78 euro mensili nel 2021.
Oppure con:
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71 anni di età anagrafica;
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5 anni di assicurazione e di contribuzione.
A quanto ammonta la pensione dei calciatori?
Partiamo dal presupposto che anche i calciatori, come altre categorie, sono soggette al metodo contributivo. Questo significa che solamente i contributi versati nel corso della professione concorrono a formare il trattamento pensionistico.
Quindi si tratta di un sistema contributivo ad accumulo.
Lo sportivo ogni anno accantonerà, insieme all’azienda, il 33% del proprio stipendio. Così il capitale versato produce una sorta di interesse composto, a un tasso legato alla dinamica quinquennale del PIL e all’inflazione.
Alla data del pensionamento, alla somma rivalutata dei versamenti effettuati, chiamata anche “montante contributivo”, si applica un coefficiente di conversione.
>Considerando la casistica generale, questo valore è stato del >4,515% nel 2021, ed è un coefficiente che crescerà con l’aumentare dell’età.
Tanto la pensione non è un problema per i calciatori”
Probabilmente è proprio questa la prima cosa che può venire in mente cominciando a leggere questo articolo.
E forse c’è un piccolo grande dettaglio che non bisogna dimenticare…
Non esistono solo i grandi giocatori strapagati, anzi!
Nella categoria degli sportivi professionisti fanno parte migliaia di persone che riescono a vedere solo con il binocolo le somme da capogiro dei primi in classifica.
Infatti, anche considerando i dati della FIGC, il panorama è composto di pochi grandi calciatori su cui è concentrata la maggior fetta di guadagno.
Percentuali alla mano, solo il 10% degli addetti ai lavori nel mondo del calcio guadagna più di 200mila euro annui.
E tutto il resto?
La fascia di retribuzione più bassa, quella dai 10mila ai 50mila euro, è anche quella più corposa e composta dal 37% dei calciatori.
Quello che possiamo concludere (e chi l’avrebbe detto…) è che anche i calciatori hanno bisogno di una buona consulenza previdenziale personalizzata se non vogliono trovarsi a fine carriera con serie difficoltà.
Un po’ come nel calcio, la difesa diventa un fattore essenziale anche quando si parla di previdenza. Senza dimenticare una buona strategia e tattica di lungo termine.