Tim vola in Borsa, con il Mef nella rete possibile una svolta
Stefano Neri
10-08-2023 — 10:45
A mercato chiuso lo stesso ministero dell’Economia ha annunciato la firma di un Memorandum of Understanding (Mou) con gli americani di Kkr
Azioni Telecom Italia (Tim) anche oggi nettamente positive in Borsa, beneficiando delle ipotesi su un ingresso del Mef nella partita della rete che potrebbe sbloccare l’impasse sulla NetCo. Ipotesi che dopo la chiusura si sono concretizzate, dal momento che lo stesso ministero dell’Economia ha annunciato questa sera la firma di un Memorandum of Understanding (Mou) con gli americani di Kkr.
L’accordo prevede la formulazione di un’offerta vincolante che stabilisce, tra l’altro, l’ingresso del Mef nella NetCo nella percentuale fino al 20%. I termini dell’offerta dal punto di vista dei rapporti tra le parti prevedono un ruolo decisivo del governo nella definizione delle scelte strategiche.
I prossimi passaggi saranno relativi all’adozione di un Dpcm per completare l’iter procedurale.
Tim rimbalza in Borsa
La vicenda della rete Tim si trascina ormai da diversi mesi (per non dire anni) ed è approdata a una lunga esclusiva (fino al 30 settembre) accordata al fondo americano Kkr. L’offerta del fondo valuta la NetCo 21 miliardi, cifra che potrebbe salire a 23 miliardi sulla base di potenziali supplementi di prezzo (earn out).
Tim nelle ultime settimane aveva perso slancio in Borsa, sui timori di un rinnovato stallo per il dossier.
Tuttavia qualcosa si muove, nonostante il periodo vacanziero e in serata, come detto, sono arrivati gli attesi sviluppi.
Il titolo intanto a partire dalla giornata di martedì 8 agosto ha inscenato un violento recupero, arrivando a salire di circa l’11% in poche sedute; oggi ha chiuso con un +2,75% a 0,2764 euro.
Mef nella rete Tim
Secondo gli scenari prospettati nelle ultime ore, il memorandum con Kkr garantirebbe una minoranza di blocco a una cordata tricolore e consentirebbe di ottenere il via libera all’operazione ai sensi del golden power.
La cordata italiana dovrebbe comprendere anche la Cdp (che sarebbe però esclusa dalla governance per ragioni antitrust) e il fondo F2i già interessato alla rete Tim.
L’ingresso del Mef in partita secondo alcuni osservatori potrebbe indurre il socio Vivendi – che ha il 24% di Tim e considera l’offerta da 21-23 miliardi inadeguata, puntando invece ha una valutazione più vicina ai 31 miliardi – a riconsiderare la propria posizione, ma questo è ancora da vedere.
ServiceCo
Una ricostruzione del Sole 24 Ore solleva il tema del mantenimento di una quota residuale da parte di Tim, che potrebbe essere del 3% o comunque non superiore al 10%, che equivarrebbe a rinunciare a un incasso di un miliardo, pure deconsolidando debito per 12-13 miliardi, lasciando la ServiceCo con una leva indebitamento netto/Ebitda di 1,5-2 volte.
In proposito da registrare il commento degli analisti di Intermonte, secondo cui sarebbe una soluzione “subottimale sia per ragioni finanziarie (opportunità di massimizzare l’incasso e il deleverage dalla cessione completa dell’asset) che regolatorie (vantaggio dal completo superamento dell’integrazione verticale)”.
Il broker non esclude che “una presenza anche minima nell’azionariato possa essere funzionale a tutelare gli interessi della futura ServiceCo e a indirizzare meglio le decisioni strategiche future (la ServiceCo di fatto resterebbe l’unico azionista industriale in NetCo)”. La questione cruciale, sintetizza Intermonte, è la sostenibilità della futura ServiceCo, sia per la fattibilità dell’operazione sia per ottenere l’avallo di Vivendi.
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