Tassi Bce pericolo per l’Italia: sondaggio FT
Ste. Ne.
03-01-2023 — 10:30
Allarme anche da Padoan (Unicredit) e Patuelli (Abi): tassi troppo alti sono dannosi per tutti
I tassi Bce rappresentano una minaccia per l’Italia, che secondo la stragrande maggioranza degli economisti interpellati dal Financial Times è il Paese che rischia di più per la stretta decisa da Francoforte.
Tassi Bce, Italia più a rischio
L’Italia è il Paese di Eurolandia più suscettibile a una crisi del debito in seguito all’aumento dei tassi Bce e al fatto che l’Eurotower acquisterà meno titoli di stato nei prossimi mesi, evidenzia il sondaggio del FT.
In base al sondaggio nove economisti su dieci identificano l’Italia come il Paese dell’area euro più a rischio.
Alla riunione di dicembre la Bce ha sorpreso negativamente i mercati, poiché dopo aver alzato i tassi al 2,5% ha annunciato ulteriori aumenti del costo del denaro “in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi”. La presidente Christine Lagarde ha spiegato di attendersi un periodo di rialzi dei tassi di 50 punti base. In questo modo fra l’altro la Bce sembra aver rinunciato al classico approccio data dependent, che prevede appunto di monitorare i dati macroeconomici prima di prendere decisioni riunione per riunione. Francoforte ha poi annunciato il via da marzo 2023 a un programma di riduzione del proprio bilancio a un ritmo di 15 miliardi al mese sino alla fine del secondo trimestre del 2023, e che verrà poi rideterminato.
L’Italia ha un debito pubblico sopra il 145% del Pil e l’aumento dei costi di finanziamento in seguito al rialzo dei tassi Bce, secondo gli economisti interpellati dal Financial Times, la pone maggiormente a rischio. Il nuovo governo italiano “ha dato poche ragioni di preoccupazione agli investitori per ora. Ma i timori potrebbero riaffacciarsi con la crescita che rallenta, i tassi di interesse che salgono e le emissioni di debito”, afferma al giornale Veronika Roharova di Credit Suisse.
Per il quotidiano della City, gli analisti ritengono che la Bce stia sopravvalutando i rischi collegati all’inflazione e sottovalutando la prospettiva di una recessione: a dicembre quattro quinti dei 37 economisti intervistati dal Ft avevano previsto che la Bce avrebbe smesso di alzare i tassi nei primi sei mesi del 2023 e due terzi ritenevano che avrebbe iniziato a tagliarli l’anno prossimo in risposta all’indebolimento della crescita.
Tassi Bce, anche banche rischiano
Finora le banche sono state uno dei pochi settori a beneficiare del rialzo dei tassi di interesse, che incrementa margini; tuttavia a lungo andare anche gli istituti di credito rischiano contraccolpi.
Pier Carlo Padoan, presidente di Unicredit, in un’intervista al Sole 24 Ore, si è detto cautamente ottimista sulle prospettive economiche, affermando che dal suo punto divista “se ci sarà una recessione, si tratterà di una recessione tecnica, ovvero con una durata di non più di due trimestri”. Sui tassi Bce ha però aggiunto: “Per i bilanci delle banche, il rialzo dei tassi è positivo perchè migliora il margine di interesse. Ma un eccessivo rialzo dei tassi frena la ripresa dell’economia in Italia e in Europa e ciò non è certo interesse delle banche. Tantomeno di UniCredit che è davvero una banca paneuropea”.
Sempre sul giornale economico, è intervenuto Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, secondo cui i prezzi dell’energia in Europa sono scesi e non solo per l’annuncio del price cap. E’ probabile che chi specula si stia posizionando perche sospetta l’imminenza della possibilita di un armistizio tra Russia e Ucraina. In un contesto del genere la Bce dovrebbe rivedere l’intenzione dichiarata di procedere con un nuovo aumento dei tassi gia a inizio anno”.
“Sono sempre dell’opinione illustrata dal governatore Visco a settembre, quando ha esortato a non assumere posizioni preconcette sugli incrementi dei tassi ma a valutare volta per volta”, ha commentato Patuelli.
Prezzi gas
Uno degli spunti di polemica rispetto alle recenti decisioni della Bce riguarda il fatto che l’inflazione nell’eurozona viene spinta in larghissima parte dai rincari dell’energia e non da un surriscaldamento dell’economia, per cui alzare i tassi di interesse non avrebbe senso.
Sui recenti ribassi del prezzo del gas è intervenuto oggi Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, in un’intervista a Repubblica. “Benché siamo ancora avvolti dal disordine e dall’incertezza portata dai fatti degli ultimi due anni, questi prezzi potrebbero rivelarsi una base stabile: ma ancora troppo alta rispetto a quelli storici, e anche ai costi di produzione”.
Secondo l’esperto, “anche se il gas planasse a 70 euro, i prezzi europei sarebbero tre volte quelli pagati negli Usa, con danni per la competitivita dell’industria, che in Italia e Germania e piuttosto energivora. Si rischia un’ulteriore deindustrializzazione, con l’Italia sempre piu ’divertimentificio’ degli stranieri”.
“Tra l’altro i piani Ue di efficienza e transizione energetica sono briciole rispetto ai consumi dell’industria: va riscoperta la sicurezza energetica, che si e persa negli ultimi 20 anni”.