Scure per le banche, tassa su extraprofitti vale fino a 4,5 miliardi
Stefano Neri
08-08-2023 — 10:41
I proventi saranno destinati a sostegni sui mutui per la prima casa e al taglio delle imposte. Il provvedimento sarebbe stato chiesto dalla premier Giorgia Meloni che aveva sollecitato gli istituti di credito a fare di più

Banche alla resa dei conti dopo la scorpacciata di utili legata ai rialzi dei tassi Bce, che hanno fatto schizzare il margine di interesse e consegnato agli istituti semestrali 2023 record. Benefici che non sono stati trasferiti ai clienti, al contrario tartassati soprattutto sul fronte dei costi dei mutui e dei finanziamenti. In arrivo ora c’è una tassa sul 40% degli extraprofitti. Oggi dopo l’annuncio i titoli bancari crollano a Piazza Affari, con ribassi consistenti per Bper e Intesa Sanpaolo, la stessa Unicredit, ma anche Mps (controllata dal Tesoro), che ieri era balzata in scia alla semestrale; e Banco Bpm.
Banche, tassa sugli extraprofitti
La tassa del 40% sugli extraprofitti delle banche è considerata dal governo una norma “di equità sociale”, ha spiegato il vice premier Matteo Salvini parlando ieri sera in conferenza stampa della proposta portata in Consiglio dei ministri dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che già aveva evocato il rischio di una tassa sugli extraprofitti delle banche se queste non avessero iniziato a riconoscere interessi sui conti correnti.
A chiedere l’intervento secondo i rumors sarebbe stata però la stessa premier Giorgia Meloni, che recentemente aveva chiesto di andare oltre la possibilità di convertire un mutuo a tasso variabile in uno a tasso fisso.
Il governo ha deciso pertanto di introdurre una tassa del 40% sugli extraprofitti degli istituti di credito. Gli introiti saranno destinati a sostegni sui mutui per la prima casa e taglio delle tasse. “L’innalzamento dei tassi della Bce – ha detto Salvini – ha portato ad un innalzamento del costo del denaro per famiglie e imprese. Non c’è stato un altrettanto solerte, veloce e importante aumento per i consumatori”.
Quanto vale il prelievo su extraprofitti delle banche
Il prelievo viene stimato da 2 miliardi, secondo fonti dell’esecutivo, a 4,5 miliardi di euro secondo i calcoli degli analisti di Equita (come spiegato più avanti). L’imposta sarà del 40% su due basi imponibili alternative, prendendo in considerazione la maggiore. La prima è l’ammontare del margine di interesse relativo all’esercizio 2022 che eccede per almeno il 5% il medesimo margine nell’esercizio 2021. La seconda l’ammontare dello stesso margine di interesse relativo al 2023 che eccede per almeno il 10% lo stesso margine nell’esercizio 2021 (in una prima versione, poi rivista, le soglie erano al 3% e 6%).
Il confronto potrà essere tra il 2023 e il 2021 o tra il 2022 e il 2021. L’imposta straordinaria non potrà comunque superare il 25% del patrimonio netto alla data di chiusura dell’esercizio 2022. Per le banche il cui esercizio coincide con l’anno solare (fa eccezione ad esempio Mediobanca) il contributo andrà versato entro il 30 giugno 2024, ovvero entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio 2023. L’imposta non sarà deducibile dalle imposte sui redditi e dall’Irap.
Colpiti i dividendi?
Gli analisti di Intermonte spiegano che “secondo le nostre stime preliminari, l’impatto sull’Eps 2023 – se l’attuale bozza dovesse essere confermata – è significativo”, aggiungendo di “aspettarsi modifiche all’attuale bozza che appare eccessivamente penalizzante”. Ad ogni modo il broker vede “possibili impatti sulla distribuzione del capitale” da parte degli istituti.
Secondo gli esperti di Equita è “ragionevole” che la base imponibile della tassa sugli extra profitti bancari sia quella che utilizza come riferimento l’NII (margine d’interesse) 2023″. Sulla base delle stime della banca d’affari “e guardando esclusivamente il mondo quotato, il prelievo fiscale complessivo a favore del governo sfiorerebbe i 4,5 miliardi di euro, circa il 3% della market cap complessiva del settore bancario”. Inoltre, per Equita, alla luce della modalità di definizione del prelievo, “sarà da valutare se le banche decideranno di avviare politiche commerciali finalizzate ad allargare la clientela (col fine di ampliare il possibile bacino commissionale), aumentando il pass-through sulla raccolta e sacrificando quindi parte del beneficio a NII dato dal rialzo dei tassi” e “gli eventuali effetti sulla profittabilità del settore post 2023, soprattutto se si dovesse manifestare un beta strutturalmente più elevato”.
“La notizia è chiaramente negativa per il settore, oltre che per l’impatto one-off anche per l’aumento del rischio regolatorio”.
Le precisazioni del Mef
A mercato chiuso il Mef ha ritenuto di rilasciare alcune precisazioni, con lo scopo evidentemente di ridimensionare l’impatto sul mercato della misura. Il ministero che la misura proposta dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, condivisa e approvata dal Consiglio dei ministri, nasce sulla scia di norme già esistenti in Europa in materia di extra margini bancari.
“Al tempo stesso la misura, ai fini della salvaguardia della stabilità degli istituti bancari, prevede anche un tetto massimo per il contributo che non può superare lo 0,1% del totale dell’attivo”, ha sottolineato il Tesoro.
E ancora: “Gli istituti bancari che hanno già adeguato i tassi sulla raccolta così come raccomandato lo scorso 15 febbraio con specifica nota da Bankitalia, raccomandazione poi richiamata dal ministro Giorgetti in occasione dell’assembla Abi lo scorso 5 luglio, non avranno impatti significativi come conseguenza della norma approvata ieri in Cdm”.
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