Ven 31 Marzo 2023 — 14:17

Nomine Mps, verso presidenza targata Lega?



Le ultime voci parlano di un “fuori tutti o quasi” dal cda di Siena, ma l’amministratore delegato Lovaglio potrebbe essere confermato

mps aumento

Non si placa la ridda di indiscrezioni sulle nomine nelle partecipate del Tesoro: non può mancare una banca come Mps dove il Mef è presente addirittura con il 64%.

Nomine Mps

Se ieri erano circolati rumors sulle nomine a Eni, Enel, Terna, Poste, Leonardo, è il caso Mps a finire oggi nel mirino delle indiscrezioni di stampa.

Per il Monte dei Paschi di Siena a pochi giorni dalla presentazione delle liste per il rinnovo del cda, attese entro il 26 marzo, si profila un ampio ricambio, un “fuori tutti o quasi”, come scrive oggi MF-Milano Finanza, secondo cui tuttavia l’amministratore delegato Luigi Lovaglio potrebbe essere confermato. Il manager godrebbe della fiducia da parte di alcuni investitori fra quelli rimasti nel capitale, come le fondazioni bancarie – mentre altri, fra cui Axa, sono usciti da Mps.

Dei quindici consiglieri di amministrazione, dodici sono espressione del Tesoro e in gran parte saranno sostituiti. Fra chi resta, secondo le voci, potrebbe esserci anche l’attuale consigliere Nicola Maione, che la Lega vorrebbe schierare per la presidenza al posto dell’uscente Patrizia Grieco.

Mps, presidenza targata Lega?

Maione, avvocato romano, è considerato vicino alla Lega. Ma sul dossier nomine Mps dentro al partito c’è chi spinge invece per una figura femminile, per confermare una donna al vertice dopo Stefania Bariatti e appunto Grieco. I nomi che circolano, secondo l’odierna ricostruzione di stampa, sono quelli della professoressa di diritto amministrativo Barbara Lilla Boschetti, oggi nel board di Ferrovie Nord Milano (Fnm), o dell’avvocato Marta Asquasciati, nel consiglio di amministrazione di Iren, entrambe considerate vicine al partito di Matteo Salvini.

La poltrona di presidente di Mps è appetibile per ruolo e prestigio ma non dal punto di vista economico, scrive Mf. I compensi sono limitati perché Mps è sotto un piano di ristrutturazione con aiuti di Stato approvato dalla DgComp della Ue: il ceo prende 466 mila euro, mentre il compenso per il presidente è di 110 mila euro lordi. Cifre troppo basse, secondo il documento di autovalutazione preparato dal board: “L’attuale remunerazione risulta inadeguata in considerazione dell’elevatissimo impegno di tempo richiesto per espletarlo adeguatamente e del raffronto con altre istituzioni comparabili, e non contribuisce a favorire l’attrattività della banca per le migliori professionalità”.

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