Mps: il Tesoro preferisce far cassa, la fusione può attendere
Stefano Neri
27-03-2024 — 09:30
Con il nuovo collocamento accelerato l’incasso del Mef sale a 1,6 miliardi, fra 90 giorni possibile una nuova operazione
Mps debole stamattina in Borsa in linea col prezzo del nuovo accelerated bookbuilding del Tesoro, che ha ceduto un’ulteriore partecipazione del 12,5% portandosi dal 39,23% al 26,73% della banca senese.
Mps, Tesoro taglia la quota
L’operazione gestita da Jefferies, Citi, Bofa e Mediobanca è avvenuta al prezzo di 4,15 euro per azione, con uno sconto del 2,49% – dunque piuttosto limitato -, sul prezzo di chiusura di ieri, facendo incassare allo Stato circa 650 milioni.
Il primo collocamento di azioni del Monte dei Paschi di Siena era stato realizzato lo scorso 20 novembre dal Mef a un prezzo nettamente inferiore di 2,92 euro per azione, con uno sconto del 4,9%. Da allora il titolo si è notevolmente apprezzato, soprattutto da febbraio quando la banca ha diffuso risultati migliori delle attese annunciando anche il ritorno al dividendo. In totale dai due accelerated bookbuilding lanciati negli ultimi mesi il ministero guidato da Giancarlo Giorgetti ha guadagnato 1,6 miliardi su una ventina di miliardi che il Tesoro punta a raccogliere nella campagna di privatizzazioni.
Mps, fusione rimandata
Il Tesoro con un accordo di lock-up si è impegnato ora a non vendere altre azioni per 90 giorni, poi non si esclude un altro Abb; e a quel punto l’azionista pubblico scendendo sotto il 20% avrebbe soddisfatto l’aut aut di Bruxelles.
Tutto ciò mentre tarda a concretizzarsi la fusione.
I potenziali partner, da Unicredit a Bper passando per Banco Bpm, hanno sinora evitato di farsi avanti. La banca cioè a dispetto dei recenti risultati migliori delle attese, e del ritorno al dividendo (cui il Mef in parte rinuncia) non sarebbe ancora così attraente come si dice a Roma.