Extraprofitti banche, ecco come cambia la legge
Redazione FR
23-09-2023 — 10:30
Messo a punto l’emendamento del governo, introdotte “modifiche sostanziali”
Pronta la nuova versione della legge sugli extraprofitti delle banche. E’ stato infatti messo a punto nella serata di ieri l’emendamento del governo. Lo riferiscono indiscrezioni di stampa.
Extraprofitti, emendamento governo
La nuova normativa sugli extraprofitti delle banche è frutto di una lunga trattativa che ha visto l’Abi mettere sul tavolo le proprie osservazioni, mentre si è cercato di fare la sintesi fra le diverse posizioni emerse nell’esecutivo.
In particolare, secondo quanto ricostruisce il Messaggero, sono state introdotte “modifiche sostanziali”: un salvacondotto per le banche di piccole dimensioni e una revisione del tetto massimo al prelievo, oltre alla salvaguardia dei titoli di Stato in pancia agli istituti di credito italiani.
Il via libera è arrivato nella serata di ieri. L’emendamento governativo al Dl asset è stato inviato alla Ragioneria generale dello Stato per la bollinatura. Il compromesso però, secondo il giornale romano, era stato siglato nei giorni scorsi, concordato “insieme al titolare del Mef Giancarlo Giorgetti dalla premier Giorgia Meloni e il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani durante la missione diplomatica all’Onu. È il patto di New York”.
Tassa banche, cap e gettito
L’emendamento del governo prevede che il cap del pagamento del 40% di tasse sui maggiori guadagni 2022 e 2023 rispetto al 2021, determinato dal margine di interesse avrà come tetto massimo lo 0,26% “dell’importo complessivo dell’esposizione al rischio su base individuale”. Una soglia più alta rispetto alle prime ipotesi contenute negli emendamenti di Forza Italia (0,15–0,18%) dell’attivo ponderato, che è la voce del bilancio non comprendente i titoli di Stato.
Quindi non sarabno colpiti Btp e Bot, scongiurando il rischio di un disimpegno delle banche sul debito pubblico, ma è stato alzato il tetto per garantire il mantenimento del gettito previsto di 2,7 miliardi, come preteso dalla premier.
Il testo dovrebbe prevedere un’opzione alternativa al pagamento tout court che assicurerebbe il rafforzamento patrimoniale delle banche. “In luogo del versamento”, recita l’emendamento, le banche
“possono destinare in sede di approvazione del bilancio relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al primo gennaio 2024, a una riserva non distribuibile a tal fine individuata un importo pari a due volte e mezza l’imposta calcolata”.
Rafforzamento patrimoniale
In caso di “perdite di esercizio o di utili di esercizio di importo inferiore a quello del suddetto ammontare”, prosegue il testo, “la riserva è costituita o integrata anche utilizzando prioritariamente gli utili degli esercizi precedenti a partire da quelli più recenti e successivamente le altre riserve patrimoniali disponibili”. Ricapitolando, l’equivalente della tassa del 40% potrà essere iscritta a patrimonio, comportando di fatto un rafforzamento patrimoniale (differenza tra attività e passività) degli istituti, equiparabile a un vero e proprio aumento di capitale. Questa ricchezza resterà dentro le banche, rafforzandole appunto, non verrebbe distribuita come utile ai soci e non impatterebbe sul conto economico. E non verrebbe distribuita però nemmeno allo Stato ma il governo.otterrebbe il grosso vantaggio di puntellare il sistema italiano.
Questa opzione alternativa potrebbe andare più che bene alle Bcc, le banche del territorio che per statuto destinano a patrimonio almeno il 70% degli utili che, nella prassi supera anche il 90%.
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