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Ven 19 Aprile 2024 — 11:47

Effetto Mps, salvataggi si abbattono sui conti pubblici



Fabbisogno statale in deciso peggioramento nel 2017. E la voce di spesa che pesa di più è proprio quella legata all’istituo senese e alle banche venete per l’operazione con Intesa Sanpaolo

Il salvataggio delle banche, da Mps alle venete per cui lo Stato si è fatto garante con Intesa Sanpaolo (che ne ha rilevato gli asset migliori a 1 euro, facendo parlare di un “regalo”), pesa come previsto sui conti pubblici e fa peggiorare nel 2017 il fabbisogno del settore statale, ovvero il saldo tra entrate e uscite dello Stato.

Nell’intero anno, secondo i dati ancora provvisori del Ministero del Tesoro, il peggioramento rispetto al 2016 è stato di circa 5,4 miliardi, tali da far attestare il fabbisogno complessivo a 53,2 miliardi.

Il contributo negativo più cospicuo sul lato della spesa è stato proprio quello legato alla salvaguardia del sistema bancario. Per gli interventi di giugno a favore di Popolare di Vicenza e Veneto Banca e di agosto per il Monte dei Paschi di Siena, il settore pubblico ha sborsato 10,2 miliardi di euro. Il peggioramento dei conti pubblici era ovviamente atteso, ma le cifre fanno comunque una certa impressione.

I salvataggi erano necessari per salvaguardare il sistema e in parte per tutelare i risparmiatori, che tuttavia in virtù degli schemi concordati con l’Unione europea sono stati in gran parte azzerati. Oppure hanno segnato forti perdite. Inoltre, sia nel caso delle venete (Bpvi e Veneto Banca) sia in quello di Banca Mps lo Stato farà fatica a “rientrare” il suo investimento. Riguardo alla sola Mps, di cui il Tesoro è nettamente azionista di maggioranza con oltre il 68% del capitale, lo Stato ha pagato le azioni 6,49 euro ma poi queste hanno debuttato poco sopra i 4 euro al ritorno a Piazza Affari e stamani, per fare un esempio, scambiano in Borsa a 3,90 euro.

Tornando ai dati del Mef sul fabbisogno, ad aumentare sono stati anche i prelevamenti netti dell’Inps dai conti di tesoreria per il pagamento delle prestazioni istituzionali, mentre sono risultati in flessione i prelevamenti netti dai conti intestati alle amministrazioni locali. La spesa per interessi ha contribuito in positivo, registrando una contrazione di oltre 1,4 miliardi, così come la proroga delle frequenze e le operazioni di rottamazione fiscale, con la definizione agevolata sia delle cartelle che delle controversie tributarie. Gli incassi dell’anno comprendono, inoltre, 1,9 miliardi per la proroga dei diritti d’uso delle frequenze 900 e 1800 Megahertz, con la relativa autorizzazione al cambio di tecnologia. Guardando al solo mese di dicembre, quello registrato è stato un maxi avanzo, pari a circa 14,9 miliardi, con un miglioramento di circa 6 miliardi rispetto al saldo del corrispondente mese del 2016, dovuto a un aumento degli incassi fiscali di oltre 3 miliardi e a una contrazione dei pagamenti dello stesso importo. Un risultato che non è bastato però a ribaltare il saldo dell’anno.

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