Finanzareport.it | Dismissioni del Tesoro per 20 miliardi, taglio a quote Eni, Leonardo ed Enel? - Finanza Report

Ven 07 Febbraio 2025 — 00:06

Dismissioni del Tesoro per 20 miliardi, taglio a quote Eni, Leonardo ed Enel?



Sul tavolo del ministero Giorgetti cessioni mirate in aziende strategiche ma anche il dossier Mps

giancarlo giorgetti

Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato dismissioni del Tesoro pari a 1 di Pil per far quadrare i conti. Un programma di tagli delle quote delle partecipate per circa 20 miliardi che potrebbe coinvolgere anche alcune big come Eni ed Enel, mentre si guarda anche al dossier vendita Mps.

Dismissioni del Tesoro

Giorgetti ha rispolverato il tema delle potenziali dismissioni del Tesoro nella prefazione della Nadef (acronimo di Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza).

“Il nuovo scenario programmatico prevede proventi da dismissioni pari ad almeno l’1 per cento del Pil nell’arco del triennio 2024-2026”, ha scritto il ministro, puntando il dito contro gli effetti del Superbonus edilizio e annunciando che il rapporto debito/Pil resterà “al di sopra del 140 per cento fino a tutto il 2026”.

La riduzione del debito pubblico secondo Giorgetti “sarà possibile attraverso la dismissione di partecipazioni societarie pubbliche, rispetto alle quali esistono impegni nei confronti della Commissione europea legati alla disciplina degli aiuti di Stato, oppure la cui quota di possesso del settore pubblico eccede quella necessaria a mantenere un’opportuna coerenza e unitarietà di indirizzo strategico”.

Al tempo stesso il governo ha in programma non solo di dismettere asset, ma anche di “acquisire partecipazioni strategiche in settori chiave per la modernizzazione e digitalizzazione della nostra economia, quali le reti di telecomunicazione, nonché di adottare politiche innovative per lo sviluppo delle infrastrutture”. Il Mef si appresta a presentare un’offerta congiunta con il fondo Kkr sulla rete Tim.

Eni, Enel, Leonardo, Mps

Le potenziali dismissioni del Tesoro interessano importanti aziende strategiche, che dovrebbero peraltro fare gola agli investitori. In Borsa oggi a beneficiare delle parole di Giorgetti sono più che altro Mps e Telecom (con moderati rialzi) su cui trorna a posarsi l’attenzione del governo.

Nel fine settimana Repubblica ha scritto che la cifra di 20 miliardi “rimanda a fasi drammatiche della.storia italiana” e che “dietro le quinte i banchieri d’affari ritengono si possa raccogliere solo con una sforbiciata vigorosa” di tutte le partecipazioni del Tesoro quotate. “Se, per ipotesi, lo Stato accettasse di scendere ovunque al 20% del capitale”, potrebbe vendere un 12,35% di Eni per 6,36 miliardi (ai valori attuali), un 3,6% di Enel per 2,14 miliardi, il 10,2% di Leonardo a 810 milioni, un 44,2% di Poste a 5,75 miliardi, il 10,3% di Snam a 1,54 miliardi, un 9,8% di Terna a 1,38 miliardi, e tutto il 64% di Mps, su cui c’è l’impegno con la Ue a riprivatizzare la banca di Siena, per 1,9 miliardi. Totale 19,9 miliardi.

Uno dei problemi per questa strategia è una simile tabella di marcia è che una parte dei pacchetti sono detenuti tramite la Cdp che non rientra nella contabilità pubblica, scrive il giornale.

Inoltre se davvero il tesoro dovesse ridurre le proprie quote nelle partecipate al 20%, Si porrebbe il problema di blindare aziende strategiche dove un altro azionista potrebbe salire al 25% senza dover lanciare un’offerta totalitaria ma potendo avanzare rivendicazioni in termini di governance. A quel punto secondo la ricostruzione di stampa il Tesoro potrebbe difenderle solo con il golden power rafforzato, un’arma politica che si è già rivelata debole davanti a offerte vantaggiose per i soci di minoranza in Borsa”.

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