Bpm, altro no a Mps. “Fusioni possono attendere”
Ste. Ne.
30-05-2024 — 09:24
Il ceo Giuseppe Castagna vede ancora un futuro stand alone, mentre il tema di eventuali fusioni/acquisizioni bancarie viene rimandato secondo il manager al 2026

Banco Bpm dice ancora una volta no a Mps, banca rilanciata dalla gestione Lovaglio ma ancora alle prese con gli strascichi del passato, come dimostra il nuovo procedimento giudiziario sui bilanci Mps 2016 e 2017 aperto a Milano.
Piazza Meda stand alone
Il ceo Giuseppe Castagna per Bpm vede ancora un futuro stand alone, mentre il tema di eventuali fusioni/acquisizioni bancarie viene rimandato secondo il manager al 2026.
La prospettiva di Banco Bpm pertanto è “continuare a crescere da soli, magari stringendo accordi con banche del territorio o acquisendo reti di promotori per mettere a terra le potenzialità delle fabbriche prodotto”, ha detto Castagna in un’intervista al Sole 24 Ore.
Il settore bancario italiano per l’amministratore delegato dell’istituto di Piazza Meda “non cambierà assetto, almeno nel breve periodo”, e il risiko del settore è “posticipato di almeno 18-24 mesi, non a caso noi guardiamo al 2026 con il nostro piano”.
“Fino quando l’economia tira e i risultati sono buoni non ci sarà voglia di fare consolidamento, che nel 90% avviene per risolvere situazioni di difficoltà. Alla fine di questo ciclo, si vedrà chi avrà
bisogno di fare aggregazioni. Se qualcuno farà una mossa prima,
forse, è perché pensa di non poter continuare a crescere come fatto fino a questo momento”.
Bpm Mps
Sull’ipotesi fusione Bpm Mps “non ci sono le condizioni per un’operazione straordinaria”, visto che “sarebbe rischioso distrarsi dal percorso stand alone che vogliamo continuare”.
Castagna conferma che Banco Bpm potrebbe aggiornare la guidance degli utili per azione in occasione della semestrale, a fine luglio.
Multipli Banco Bpm
Il titolo “vale relativamente ancora poco rispetto a quanto dovrebbe, considerate le prospettive di redditività. E credo che abbiamo ancora molta strada da fare nella concreta valorizzazione degli utili di piano. Guardiamo ai numeri. Oggi, con circa 9,8 miliardi di euro di market cap, valiamo circa 7 volte gli utili del 2023, questo è un ratio storicamente molto basso. L’utile che prevediamo di fare a piano è di 1,5 miliardi, a oggi il consenso di mercato è inferiore. Se riusciremo, come penso, a dare continuità agli utili, i nostri obiettivi di redditività si rifletteranno sempre
di più sul consensus, e anche il
multiplo potrà aumentare: già a 8,
vorrebbe dire un valore di oltre 12
miliardi. Continuiamo a essere di
appeal per il mercato perché siamo
una public company, con il supporto importante di un azionista industriale come Crédit Agricole e di Enti e Casse previdenziali”.