Bce, alzerà il target di inflazione?
Stefano Neri
18-04-2023 — 09:38
Per la presidente Lagarde la divisione dell’economia globale in due blocchi attorno a Stati Uniti da una parte e Cina e Russia dall’altra, potrebbe aggiungere 1 punto percentuale all’inflazione a lungo termine

La Bce potrebbe alzare il target d’inflazione, aumentando in sostanza la sua tolleranza nei confronti della salita dei prezzi, che nel nuovo scenario economico e geopolitico di contrapposizione fra due blocchi rischia di diventare strutturale.
Ad alzare il velo sui possibili piani di Francoforte e sul contesto internazionale in cui verrebbero “calati”, è stata la stessa presidente della Bce, Christine Lagarde, in un discorso al Council on Foreign Relations di New York.
La banca centrale dell’Eurozona potrebbe discutere una modifica del target di inflazione Bce del 2%, ma solo dopo aver portato i prezzi a quel livello.
Al momento, secondo Lagarde, “non c’è assolutamente alcun motivo” per modificare l’obiettivo di medio termine del 2%, ma “una volta che ci saremo arrivati”, e “saremo sicuri che ci resterà, potremo discuterne”.
Secondo Lagarde, la nuova divisione dell’economia globale in blocchi attorno a Stati Uniti da una parte e Cina e Russia dall’altra, potrebbe portare a un’inflazione permanentemente più alta,
nonché a un attacco al dollaro come valuta di riserva mondiale. In particolare, un’offerta meno stabile e flessibile di materie prime e beni potrebbe aggiungere 1 punto percentuale all’inflazione a lungo termine.
La Bce per contrastare l’inflazione ha alzato i tassi di interesse fino al 3,5% lo scorso marzo e i mercati prevedono ulteriori ritocchi del costo del denaro. Una ricetta peraltro contestata da buona parte degli economisti, poiché a trainare la corsa dell’inflazione sono stati i rincari dell’energia provocati da guerra in Ucraina e sanzioni alla Russia, e non un boom della domanda che avrebbe giustificato i rialzi dei tassi.
A New York Lagarde ha spiegato che le banche centrali non dovrebbero ripetere gli errori commessi dopo la crisi petrolifera degli anni ’70, quando non sono state in grado di ancorare le aspettative di inflazione. “Questo errore non deve mai ripetersi fintanto che le banche centrali sono indipendenti e hanno chiari mandati di stabilità dei prezzi”.
La numero uno della Bce ha auspicato un’alleanza di politiche monetarie, fiscali e strutturali: “Non si tratta di limitare l’indipendenza, ma di riconoscere l’interdipendenza delle singole aree politiche e la questione di come queste possano raggiungere al meglio i loro obiettivi se sono allineate con un piano strategico obiettivo”.
Lagarde, ex presidente del Fmi, ha anche sottolineato che il dollaro potrebbe affrontare la concorrenza su scala globale. Gli studi, ha detto, mostrano che esiste una correlazione significativa tra il commercio di un paese con la Cina e le sue riserve di renminbi (o yuan). Nuovi modelli commerciali potrebbero anche portare a nuove alleanze. “Uno studio mostra che le alleanze possono aumentare la quota di una valuta delle riserve valutarie di un partner di circa 30 punti percentuali”.
Secondo Lagarde, questa potrebbe essere un’opportunità per “alcuni paesi” che vogliono ridurre la loro dipendenza dai sistemi di pagamento e dalle valute occidentali – sia per ragioni di preferenze politiche, dipendenze finanziarie “o per l’applicazione di sanzioni finanziarie nell’ultimo decennio” .
“Evidenze aneddotiche, comprese dichiarazioni ufficiali, suggeriscono che alcuni paesi intendono aumentare il loro uso di alternative alle principali valute tradizionali per la fatturazione degli scambi internazionali, come il renminbi cinese o la rupia indiana”, ha affermato la presidente della Bce. C’è anche un crescente accumulo di oro come riserva di valuta alternativa, probabilmente guidato da paesi con legami geopolitici più stretti con Cina e Russia. “Suggeriscono che lo status monetario internazionale non dovrebbe più essere dato per scontato”.